Bologna 18 Dicembre 2009, Facoltà di Giurisprudenza Complesso Aule di Via Belmeloro (evento formativo accreditato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bologna nella adunanza del 09/11/2009 rif. Prot. N. 6002/mp/2009).
Il complesso problema di coordinamento tra esigenze legate all’accertamento dei fatti penalmente rilevanti e tutela dei valori della libertà della persona porta l’interprete a confrontarsi direttamente con le direttrici fondamentali iscritte nella Costituzione; direttrici che costituiscono il nucleo dal quale partire per giustificare il sistema delle misure restrittive della libertà personale ante iudicatum.
Il problema della giustificazione delle limitazioni della libertà personale è da sempre avvertito come centrale nelle riflessioni della scienza processulpenalistica. Da ciò, la particolare attenzione rivolta dagli operatori del diritto in ordine alle caratteristiche contenutistiche e strutturali della motivazione dei provvedimenti limitativi della libertà personale, onde commisurare congruità e coerenza del paradigma normativo alle scelte di fondo sottese agli articoli 13 e 111 della Costituzione.
Il seminario in oggetto si è dunque proposto di ripercorrere brevemente l’evoluzione della disciplina concernente la motivazione dei provvedimenti de libertate, analizzando i più significativi modelli argomentativi impiegati dalla giurisprudenza in materia: dalla motivazione per relationem alla motivazione implicita, sino al ruolo ricoperto dalla richiesta cautelare avanzata dal pubblico ministero nel discorso giustificativo atto a sorreggere l’ordinanza emanata ai sensi dell’art. 292 c.p.p., per arrivare ai poteri ‘integrativi’ del tribunale del riesame al cospetto di una ordinanza mal motivata, onde comprendere fino a che punto il giudice dell’impugnazione cautelare può emendare difetti e deficit cognitivi del provvedimento del giudice che per primo si è pronunciato in materia.